martedì 30 ottobre 2007

Un'altra giovinezza

...se la giovinezza è l'inesperienza, qual'è il rapporto tra l'inesperienza e la brama di assoluto?....

L'attesa decennale rende le aspettative altissime e Coppola non le delude.
Autofinanzia con i ricavati delle sue precedenti maestrie, e con i ricavati delle sue aziende vinicole, quest'opera ultima presentata al festival di Roma.
Basata su un romanzo del rumeno Eliade, tratta temi tortuosi e eterogenei: l'ossessione per la giovinezza, l'esperienza maestra di vita, la giovinezza unita al fardello dell'esperienza, l'oriente e l'occidente, la reincarnazione, il nazismo, il tema del doppio, l'origine del linguaggio,il sacrificio per amore, la ciclicità temporale.
Non intendo soffermarmi sul labile concetto di tempo nel cinema, luogo dove possono essere scardinate le concezioni spazio-temporali, dove la dimensione over scompone e ricompone la diegesi. Il tempo scorre però troppo lento, forse per la complessità delle tematiche, forse perchè Coppola si è perso nel virtuosismo tecnico.
Tutto ciò che concerne il livello tecnico è perfetto, dal primo piano agli aspetti speciali tutto è esemplare. La sceneggiatura si dissolve in diatribe filosofiche, Nietzche è presente in tutto il film: il concetto del superuomo, dell' uomo nuovo, ringiovanito, dell' uomo sapiente, ancor più sapiente in quanto raddoppiato dall'elettricità.
Intriseche sono i collegamenti con il noir, inquadrature e luci sono tipiche del cinema classico americano e, si ricollegano ai classici del maestro: "Il Padrino" e "Dracula". Una sorta di testamento.
Da vedere perchè è l'opera omnia del regista.
Nota ***

lunedì 22 ottobre 2007

Se mi lasci ti cancello....

...com'è infelice il destino dell'incolpevole vestale! dimentica del mondo, dal mondo dimenticata..

Quanti di voi si recherebbero al cinema, spendendo sei euro (minimo se vivete in città) per vedere un film dal tale titolo? Perchè in italia vediamo solo film doppiati, spesso con risultati disastrosi e gravose perdite di recitazione e sceneggiatura, e, perchè vediamo solo film dal titolo cambiato, per botteghino, dalle major? Non è un modo esatto di divulgare il cinema, il cinema è arte, arte alla stessa maniera in cui è arte la poesia che merita il testo a fronte...e perchè il cinema, arte tecnica, no? "Eternal sunshine of a spotless mind" è il titolo originale, un titolo che rilega il film a una sfera più elevata: la letteratura. Il totale dell'opera è positivo: gli attori sono ottimi, la sceneggiatura ha vinto l'oscar, la fotografia bluastra è avvolgente, il montaggio è incalzante e mai ripetitivo o privo di suspance, una scelta sapiente. Lo sguardo è volto al futuro di una società americana disfatta, una società in cui l'uomo crede di essere la Natura, si può decidere il sesso del nascituro come si può decidere di non aver vissuto. Una riflessione dolce e amara sulle macchine che non possono sostituire la mente; un elogio all'intelligenza emotiva, insostituibile motore dei ricordi umani. Il concetto non è nuovo: i replicanti erano diversi dagli umani in quanto privi di ricordi.
Da vedere perchè la sofferenza, non rimossa, è maestra di vita.
Nota ****

El Mariachi

...one beer...yes...in a bottle, wey...

Un omaggio a Rodriguez, tuttologo del cinema. El Mariachi è il suo primo lungometraggio, anno 1992. Rodriguez è: regista, sceneggiatore, produttore, tecnico del suono e montatore. Tutte le componenti sono perfette in ogni minimo dettaglio. Un maestro da apprezzare, un maestro senza "capitale primitivo", un vero self-man-made. Molteplici sono i ringraziamenti al cinema western italiano, ma il regista se ne discosta subito tramite una stabile e propria semiotica, talmente tanto ben definita da inglobare il film in un nuovo genere: il pulp. Prima di Tarantino c'era Rodriguez, ma pochi lo sanno. Il livello tecnico del film è eccezzionale, il grandangolo è usato in maniera impropria ma innovativa, per portare lo spettatore nel mondo del sogno e della distorsione. Eccezzionalè è anche la macchina da presa che, con delle ottime carrellate all'indietro, ci dona suspance e terrore. Un film low budget, con molti buona la prima, ma degno di dare esempio alle pappagallate hollywoodiane successive.
Da vedere per riscoprire la meritocrazia.
Nota ***

martedì 16 ottobre 2007

Primo Amore

....odio e amo. Perchè io faccia questo, forse domandi. Non lo so. Ma sento che accade e mi tormento...

Gli occhi del mondo esterno non possono che cogliere l'esteriorità, secondaria, del titolo. Allo spettatore non è mai dato di capirne il recondito significato.
Vittorio non prova amore per Sonja, ha solamente smania di possesso; Sonja non prova amore per Vittorio, ha solamente bisogno di essere posseduta.
Primo AMORE? L'unica emozione riconducibile alla parola AMORE, nel film, è la dedizione e la devozione assoluta che Vittorio ha per l'essenzialità, per il minimalismo. I gioielli che crea sono composti di poche linee essenziali, scheletrici; allo stessa maniera viene plasmato il corpo di Sonja. Lui la "ama" quindi vuole farla diventare ancora più bella, lei dimagrisce per "amore".
Docu-noir che narra uno spaccato di cronaca nera italiana, uno spaccato del nord-trevigiano.
Garrone cura con supremo perfezionismo la fotografia, le luci sono fredde e calde, sempre avvolgenti come i personaggi che accompagnano.
L'elemento meno riuscito è la sceneggiatura: monotona e irreale.
Un lavoro d'autore.
Da vedere per (ri)apprezzare il cinema italiano contemporaneo.
Nota ***

giovedì 11 ottobre 2007

In questo mondo libero....

....libertà l'ho vista dormire nei campi coltivati, a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un filo spinato...


Finalmente una riflessione sulle inesatte accezioni della parola libertà... liberalismo, liberismo, liberale... Il mondo è libero, si, ma di quale libertà? Cosa si può fare in questo mondo libero?... Angie è figlia della working class ma è libera, libera di spiccare il volo: da assunzioni e licenziamenti precari al dominio del mondo precario... Decide di avviare un 'agenzia di collocamento per lavoratori atipici ed extracomunitari... è libera di farlo,di sfruttare i gradini inferiori della stratificazione sociale... homo homini lupus... cane mangia cane...precario sfrutta proletario...siamo arrivati al declino del sistema capitalista, la selezione naturale lascia competitive sul mercato poche specie: borsisti, affaristi, impreditori.
Ludmilla, parrucchiera ucraina piena di speranze per un nuovo futuro, rappresenta l'illusione ultima di un film straziante.
Loach torna alle tematiche che meglio conosce e ci regala una splendida opera, un ritratto agghiacciante della Gran Bretagna, "il terzo mondo è qui a londra", che tuttora non riesce ad affrontare il post-lady di ferro.
Congratulazioni per il premio miglior sceneggiatura (meritatissimo) al festival di Venezia.
Ottime le protagoniste.
Da vedere perchè.....troppi perchè....da vedere assolutamente.
Nota ****









sabato 6 ottobre 2007

8 donne e un mistero




Tratto dalla commedia di Robert Thomas e portato negli schermi, nel 2002, da Francois Ozon, 8 donne e un mistero è un calderone di nozioni del cinema post-moderno e contemporaneo francese.
Sapiente l'unione di otto valide attrici, ma non basta per avere un collante nel film.
Stereotipati i ruoli: la domestica fedele e di colore, la giovane serva bella e promiscua, la brava ragazza perbene incinta di chissachi.
Non c'è un minimo di coerenza: non è un musical ma ci sono brani musicati, non è una commedia ma ne è tratto, non diverte ma non annoia.
La trama è semplicissima e il plot scorre senza ambiguità sopraffine.
L'unico elemento da salvare è la sceneggiatura.
Da non vedere.
Nota*

mercoledì 3 ottobre 2007

Veronica Guerin, il prezzo del coraggio

.....c'è un nemico in libertà che conosce i fatti e che li userà contro tutti.......

Vivere per raccontare. Si potrebbe sintetizzare così la breve vita di Veronica Guerin, giornalista, uccisa nel 1996. Ricordata come un'eroina in Irlanda, anche se precedentemente snobbata dai colleghi e dal governo, Veronica porta alla luce un enorme traffico di eroina fin allora taciuto. Il suo modo di muoversi è però troppo profondo, vuole arrivare agli spacciatori anche senza la testimonianza o la fraganza di reato. Cerca di scavare nei redditi non dichiarati, nel rispetto senza motivo che viene portato a talune persone.
La pellicola si apre con l'omicidio della giornalista, il seguito è un ritorno al passato, il film è teso al racconto degli ultimi due anni di vita.
Anche se tempo della storia e tempo del racconto sono quasi in simbiosi, la diegesi convince poco perchè incentrata solo sul coraggio della donna e, poco sul contesto.
Ottima interpretazione dell'hollywoodiana Chate Blanchette.
Da vedere per ricordare l'inutilità del silenzio degli "onesti"
Nota **