Daniele Lucchetti, Silvio Orlando, Nanni Moretti, Riccardo Milani: tutti i sinistroidi del cinema italiano in un colpo solo.
Con un simil cast, tecnico e artistico, il film non puo' che essere un ritratto meticoloso della politica dei primi anni novanta, quando ancora si credeva nei partiti.
La distanza cronologica è tanta (sedici anni) ma l'attualità è spietata, cambiano personaggi e illusioni ma le modalità sono statiche.
Brogli elettorali, favoritismi, nepotismo sono i capisaldi del mondo del ministro Botero, mondo, nel quale veniamo catapultati dal professore di lettere Luciano Sandulli.
Lo stipendio di insegnante non è sufficiente, Luciano è costretto a scrivere per conto altrui. I suoi saggi vengono notati dallo staff del ministro, che lo sceglie per stilare i propri discorsi.
Affascinato dalla crescita economica e dai facili favori, ben presto se ne allontanerà, in maniera dolorosa e, con in bocca l'amara consapevolezza dell'inutilità e dello sfruttamento.
Scrivere per altri, vivere per gli altri con il fardello dell'immoralità.
Luciano torna disilluso all'ovile, talmente tanto da elargire un "favore" che è solo abuso di potere.
Il cast formidabile porta alla luce un semplice, ma meticoloso, lavoro di armonia, dove ogni scena dura giusto il tempo del disincanto, dove ogni primo piano nausea tanto quanto una vera campagna elettorale.
Da vedere per comprendere la staticità del nostro sistema politico.
Nota***
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