lunedì 27 agosto 2007

STILL LIFE

<<...panta rei...>>


Still life: natura morta.

L'espressione, mutuata dalla fotografia, assoluta protagonista dell'opera, apre la mente dello spettatore verso una serie di rimandi della parola morte: morte del paesaggio, della speranza, dei sentimenti, del comunismo e del capitalismo, della tradizione.

I luoghi: tristi e ameni, specchio dell'animo. L'abile uso dei colori (non-colori), rende le location ancora più waste land. La sfrenata ascesa del capitalismo cinese, ha sacrificato sull'altare dell'occidentalizzazione un immenso tesoro: il proprio territorio. Still life. L'inquinamento è in costante aumento, fiumi, laghi, tutto è ormai corroso, i luoghi del film sono pregnanti della rovina della natura, visibile nei lavori per la diga e nei cumuli di macerie. Credo che il versante paesaggistico sia il lato del film meglio riuscito, una sorta di semi-documentarismo di denuncia ambientale.

Il sentimento che domina è la rassegnazione. Paradosso, la trama del film è una ricerca. Le azioni compiute sono una sorta di dovere da compiersi per la propria coscienza. La moglie confida il tradimento, il padre fa il proprio dovere di padre. Nulla cambia però. Non c'è speranza nel cambiamento perchè l'oggetto delle loro ricerche è ormai perduto.

Comunismo e capitalismo, lenta quasi-fine dell'uno e veloce quasi-ascesa dell'altro, impossibilità di convivenza di entrambi. La tradizione cinese ha subito un brusco cambiamento-tradimento, causa globalizzazione. I personaggi di "Still life" non appartengono ad un'alta stratificazione sociale, non hanno l'acqua, ma hanno tutti il cellulare; l'elettricità non arriva ovunque ma il nuovo ponte (modello americano) deve essere illuminato. Ja Zangh-Ke riesce a dare un ritratto della cina contemporanea dove il vecchio e il nuovo convivono a forza, dove le bambine girano ancora per strada vendendo la loro forza lavoro mentre l'edilizia studia i grattaceli.

Leone d'Oro a Venezia nel 2006, pluriacclamato dalla critica ma non dal pubblico quasi offeso presente al cinema.

Da vedere.

Nota:***

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