...se la giovinezza è l'inesperienza, qual'è il rapporto tra l'inesperienza e la brama di assoluto?....
L'attesa decennale rende le aspettative altissime e Coppola non le delude.
Autofinanzia con i ricavati delle sue precedenti maestrie, e con i ricavati delle sue aziende vinicole, quest'opera ultima presentata al festival di Roma.
Basata su un romanzo del rumeno Eliade, tratta temi tortuosi e eterogenei: l'ossessione per la giovinezza, l'esperienza maestra di vita, la giovinezza unita al fardello dell'esperienza, l'oriente e l'occidente, la reincarnazione, il nazismo, il tema del doppio, l'origine del linguaggio,il sacrificio per amore, la ciclicità temporale.
Non intendo soffermarmi sul labile concetto di tempo nel cinema, luogo dove possono essere scardinate le concezioni spazio-temporali, dove la dimensione over scompone e ricompone la diegesi. Il tempo scorre però troppo lento, forse per la complessità delle tematiche, forse perchè Coppola si è perso nel virtuosismo tecnico.
Tutto ciò che concerne il livello tecnico è perfetto, dal primo piano agli aspetti speciali tutto è esemplare. La sceneggiatura si dissolve in diatribe filosofiche, Nietzche è presente in tutto il film: il concetto del superuomo, dell' uomo nuovo, ringiovanito, dell' uomo sapiente, ancor più sapiente in quanto raddoppiato dall'elettricità.
Intriseche sono i collegamenti con il noir, inquadrature e luci sono tipiche del cinema classico americano e, si ricollegano ai classici del maestro: "Il Padrino" e "Dracula". Una sorta di testamento.
Da vedere perchè è l'opera omnia del regista.
Nota ***
martedì 30 ottobre 2007
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